Lettera al consumatore .... ultima parte.

Nel secondo caso oltre alle sostanze presenti nel cosmetico dobbiamo prendere in considerazione un insieme di fattori molto più ampio: l' approvvigionamento di materie prime e la loro origine (consumo per il trasporto);  il consumo per l'imballaggio, la qualità delle materie prime per la fabbricazione delle scatole , flaconi, etichette; le risorse per pubblicizzare il prodotto come gadget spesso gettati prima di essere  consegnati.

Certo di primaria importanza rivestono i componenti presenti nel cosmetico e qui entriamo in ballo noi consumatori che non possiamo esimerci da responsabilità indiscutibili. Oltre alla scelta di prodotti con meno imballaggi o quelli facilmente riciclabili, pensiamo, per esempio, quando si usa uno shampoo o un bagnoschiuma: creiamo un impatto nell'ambiente estremamente dannoso...impressionante! Possiamo ridurre questo danno con una più accorta utilizzazione sulla quantità di prodotto da utilizzare e ciò ha la stessa valenza di chi produce e sceglie delle materie prime. Se siamo stati così bravi da avere rispettato queste regole ecologiche allora siamo sulla stessa lunghezza d'onda! Non dico di non lavarci, ma di avere più accortezza nell'utilizzare un cosmetico.

Così non mi dico di non produrre più detergenti per il corpo, ma di utilizzare sostanze schiumogene con meno impatto ambientale, ma allo stesso tempo funzionali e piacevoli per il loro utilizzo.

Torniamo al cosmetico biologico. Quando si cominciò a parlare di questo, circa 6, 7 anni fa alcuni organismi che certificavano “biologico” prodotti agricoli e i prodotti alimentari si organizzarono per poter dare origine al controllo anche sui prodotti cosmetici “biologici”, ma mentre nei primi due casi esistevano normative legalmente riconosciute dalla Comunità Europea e da quelle Italiane, nulla veniva indicato, in questo senso, nell'ambito della cosmesi che oggi è regolamentata dalla legge italiana n. 713 e integrata e modificata dal D.L. 126  e seguenti allegati in conformità agli adeguamenti nell'ambito della C.E. Nacquero, comunque, dei marchi che portavano il consumatore a percepire che alcuni cosmetici fossero biologici. Analizzai le indicazioni che venivano riportate nei disciplinari di tali organismi o enti per adeguare il cosmetico al fine di poter fregiare la confezione di detto aggettivo, ma mi resi conto che non sussistevano motivi effettivi per fare ciò. Era un effetto commerciale improprio che avrebbe solo confuso il consumatore. Molti dei miei prodotti potrebbero essere così classificabili “biologici” ma non voglio confondere nessuno.

Mi posso, ora, fregiare di incarichi quale docente in fitocosmesi presso l'Università di Tor vergata di Roma, l'Università della Sapienza di Roma, l'Università della Tuscia di Viterbo, di aver condotto con l'Università di Tor Vergata corsi per programmi di sviluppo Europa-Africa, di docenze presso l'Istituto di Alta Formazione di Roma, nonché presso l'Accademia delle Arti Erboristiche di cui però sono anche socio fondatore. 

Chiunque è invitato a visitare il mio laboratorio di trasformazione e produzione di cosmesi così da poter sincerarsi di quello che dico e sono disponibile a qualsiasi confronto. Il mio interesse è quello di migliorarmi  e migliorare la qualità dei prodotti cosmetici in cui ho l'incarico di direttore tecnico. In questo credo, questo è ciò che svolgo, questo è ciò che penso ora.

 

Guido Bonanni